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La favola della morale: riflessi di onesta sopravvivenza

Di IoNoI  - 06 dicembre 2020 ore 21:20:21
Tags: impegno, autodisciplina, vita maestra, etica, condotta
Categoria: educazione, evoluzione, società

È una pratica comune quella di arrabbiarci, normale consuetudine frustrarci e disperarci quando le cose non vanno come vorremmo. Soffrire quando un lutto ci colpisce e grandi dolori ci affliggono.
Eppure, la vita è una grande maestra!
L’esperienza...
Ah, l'esperienza!
Cosa sarebbero le nostre piccole vite senza questa magnifica capacità che ci viene preziosamente donata?
Non è forse da tutto ciò che ci accade, che non rientra nei nostri piani, che possiamo trarre i più grandi insegnamenti? Sempre che essi si vogliano comprendere ed accettare come tali, si intende.

La moralità si ottiene mantenendo sani riferimenti: con l’impegno e l’educazione, con l’autodisciplina, la compassione ed un’approfondita conoscenza di sé.
Non quella superficiale. Ci si deve lavorare un po’.
Saper decodificare i nostri pensieri, le nostre emozioni, le nostre sensazioni più profonde ci permette di aprire le porte ad un mondo apparentemente sconosciuto, ma che sta dentro di noi. Dentro ognuno di noi, in forme diverse. Potremmo permetterci di vivere con intensità e consapevolezza il nostro presente, senza lasciarcelo sfuggire.
Non è semplice. Bisogna volerlo. Bisogna crederci!
Come per uno sforzo prolungato, abituarsi nel mantenere comportamenti esteriori positivi, mentali, fino al coinvolgimento di sensazioni interiori profonde e trascendentali, possono diventare a livello cognitivo giuste soluzioni educative.
Il processo è lungo e graduale, dev’essere accompagnato da sane buone abitudini e talvolta da rituali: concentrazione e meditazione quando possibile, calma e rilassatezza quando necessario.
Riposare quanto basta per trarre maggior lucidità nei momenti fondamentali.

La ricerca della conoscenza è un ottimo mezzo per avvicinarsi a questi obiettivi, senza mai dimenticare che la stessa racchiude in sé molte zone d’ombra sulle quali mai potremo fare luce in questa esistenza.
Tutto questo serve per capire che nulla si ottiene senza una disciplina mentale. Nemmeno la stessa moralità.
Dobbiamo liberarci dei pesanti fardelli che convivono in noi stessi, per fare posto a ciò che abbiamo imparato a definire come “giusto”.
Coltivando naturali sentimenti di amore, affetto e compassione possiamo inevitabilmente spianarci la strada verso una consistente felicità, che non sia labile e superficiale, non costituita da beni materiali, ma radicata e profonda nel nostro animo.

È necessario allenare una mente elastica.
La vita è in continuo mutamento e le nostre esistenze ci mettono costantemente in condizione di confrontarci con nuove informazioni, nuove idee, opinioni e cambiamenti, talvolta repentini e violenti.

Dobbiamo comprendere che le nostre menti devono aprirsi alla vastità di cose che permettono alla nostra società di operare un costante processo evolutivo. Non significa ovviamente che dobbiamo accettare tutto e nemmeno essere rassegnati passivamente nel dover accogliere anche ciò che non riteniamo giusto e morale.
Saper essere flessibili mentalmente significa anche non rimanere nel proprio angolo, ma saper perspicacemente cogliere il vento che cambia, aiutandoci a comprenderlo meglio, a poterlo gestire e direzionare a nostro piacimento.
Non rimanere rigidi sulle proprie posizioni significa anche “non subire il colpo”. Restando comunque focalizzati sui nostri obiettivi potremmo lasciarci scivolare dove ci pare meglio, con approccio elastico e senza quella paura che potrebbe destabilizzarci interiormente, spingendoci verso brutte depressioni.

È opportuno crearsi delle linee guida affinchè, nell’espandere le nostre capacità di adeguamento non si finisca col perdersi e lasciar spazio all’incoerenza.
Dobbiamo sapere bene cosa vogliamo, aver ben chiaro quali sono i nostri principi, i nostri valori fondamentali e immutabili.
Saper mantenere l’equilibrio anche in situazioni difficili e contrastanti.

La base di partenza non può differire da elementari valori umani: rispettare profondamente la propria esistenza; riconoscere che la ricerca della felicità è un nostro normale obiettivo, purchè non diventi ossessione; riconoscere che viviamo in un mondo di persone come noi, che come noi, hanno le nostre stesse aspirazioni.

Bisogna saper comprendere le disgrazie che ci accadono, trovarne un senso, un significato. Esse arrivano per fortificarci. Ma se non le sappiamo metabolizzare e continuiamo a soffrire, queste non ci saranno di alcun aiuto. E non saremo pronti nemmeno per quelle che verranno.
Lottare irrobustisce!
Quando le cose non vanno bene dobbiamo avere pazienza. Sopportare con serenità situazioni dure e fastidiose. Prima o poi arriverà il momento buono e noi saremo pronti. La pazienza è la virtù dei forti. ...Si dice.
Ed è così.

Scegliere la via, significa anche alzarsi e coricarsi ad orari poco piacevoli, parlare con persone poco piacevoli e perdere del tempo che avremmo impiegato volentieri per ben più gradite distrazioni leggiere.

Quando stiamo bene, siamo sereni e non siamo vessati da particolari problemi, dobbiamo comunque continuare a riflettere sulle sofferenze del mondo e quelle di cui si fa carico l’umanità, per essere sempre pronti.

Disse lo psichiatra ebreo Victor Frankl: “L’uomo è pronto a caricarsi di qualsiasi sofferenza, purchè e finchè veda in essa un significato.„

È bene non farsi impressionare da quelle persone che esaltano se stessi e le loro presunte capacità. Essere orgogliosi o vanitosi non è oggetto di stima da parte di chi sta seguendo un percorso di crescita.
Piuttosto, potrebbe essere utile osservare negli altri le nostre stesse mancanze e i nostri stessi difetti, giacchè possiamo riconoscerci specularmente in ognuno di essi.

Ritenerci superiori, più intelligenti di altri, ci solleverebbe dal nostro livello di umiltà dal quale non ci possiamo separare se vogliamo crescere.
Rimanere al livello più basso significa poter mantenere l’attenzione su ciò che succede, sul nostro ego, sui nostri sogni, i nostri obiettivi, le nostre aspirazioni. In un formato intimo, più semplice e più sincero.

Non sottovalutare mai nessuno. Ognuno a modo suo ha qualcosa da insegnarti. Sempre.
Solo tenendo a bada il nostro ego possiamo avvalerci di questo potenziale. Solo così possiamo permetterci di comprendere i messaggi cifrati che ci arrivano da chi incrociamo sul nostro cammino.

A volte sentiamo di non riuscire ad esprimere il nostro potenziale, la nostra brillantezza sembra spegnersi, ci sentiamo scarichi e nulla sembra girare come dovrebbe.

Non dobbiamo considerarci infallibili. I nostri errori sono un campanello di allarme. Errare è l’unico modo per farci comprendere quando e quanto ci stiamo allontanando dalla nostra via, quella giusta per noi. Quella più onesta e sincera con ciò che siamo. La più coerente.
Serve a volte fermarsi, riposare, staccare la spina e non fare niente. Non significa sedere sul divano annoiati e senza stimoli.
Significa riportare il nostro ego al livello in cui siamo veramente e non a quello che vorremmo o che crediamo di essere.

Attraverso le cose semplici, il silenzio, il cammino, la riflessione, riportiamo il nostro spirito all’interno del nostro corpo. Esso ci sembrava essersi allontanato e perso. E ciò ci ha reso deboli.
Impariamo ad accettarci e a perdonare noi stessi e gli altri. Allontaniamo i sensi di colpa ed accogliamo serenamente i cambiamenti.
Crediamo in ciò sentiamo giusto e potremo credere in noi stessi.
Colui che non sa voltare pagina rimane ancorato ai propri dolori, ai propri fantasmi.
Fermiamoci ogni tanto a riflettere. Delusioni, rancori, frustrazioni sono sensazioni che proviamo spesso nelle nostre vite sociali.
Cerchiamo di allontanarcene.
Facciamoci piuttosto avvolgere dai paesaggi naturali, dai boschi, dai suoni della creazione, dai mari e dalle montagne.
Questo sciogliere le tensioni porterebbe enormi benefici su di noi, per ripristinare il legame profondo con il nostro essere. Per lasciar andare inutili zavorre.

Ci sono momenti difficili in cui è necessario prendersi del tempo per comprendere avvenimenti che ci hanno coinvolto e sconvolto. Situazioni che a volte non possono essere egoisticamente controllate da noi, che vanno accettate in quanto tali e che rispecchiano la volontà di Dio, di un grande disegno per noi inarrivabile.
Dobbiamo essere liberi di agire con la nostra testa ma non di farlo senza che vi sia l’impegno. Anche quando non facciamo nulla, quel nulla deve avere un senso.

Evitiamo di dividerci in due: dall’essere compiacenti con gli altri e il fare ciò che sentiamo nostro, dentro di noi. Prima o poi dobbiamo imparare a mantenere una forma sola: la nostra. Essere noi stessi, senza perdere di vista gli altri.
Perchè essere noi stessi non significa ignorare gli altri, né le loro necessità.
A volte, se provano a condizionarci, perchè siamo troppo accomodanti o abbiamo paura di andare contro corrente dobbiamo saper rispondere con un no. Non aver timore.
Perchè non farlo, comporterebbe un rischio soprattutto per noi stessi, che sentiremo poco a poco privarci sempre più delle nostre energie, delle nostre motivazioni, delle nostre soddisfazioni.
Molte delle nostre energie infatti: la forza di rialzarci sempre quando siamo in difficoltà, la forza per sostenere ed aiutare chi ci sta vicino, non arrivano dal nulla.
Si certo, dal carattere, ma soprattutto dal nostro stato d’animo interiore. Da quanto ci sentiamo realizzati e coinvolti nei nostri progetti di vita.
Dobbiamo però saperle gestire. Dobbiamo aver chiaro in mente che non sempre va tutto liscio come da progetto. Che non sarà mai tutto facile e scontato. Questo dev’essere chiaro.
Dopotutto la difficoltà nel realizzare i propri sognii è una metafora della vita: solo con il duro lavoro, l’impegno e la costanza si raggiungono gli obiettivi. Diffidare da ciò che si ottiene facilmente o con la sola fortuna.

Quando cadiamo dobbiamo rialzarci subito, prenderci il tempo minimo necessario e poi tornare subito ad affrontare le difficoltà della vita.
Se lasciamo passare troppo tempo corriamo il rischio di rimanere intrappolati in una spirale negativa, dominata dai cattivi pensieri e dalla paura di fallire nuovamente.

Il dolore valorizza la guarigione. La resilienza valorizza il carattere.

Ci sono momenti in cui serve saper agire, altri essere pazienti e saper aspettare.
A volte invece dobbiamo riconoscere fatti che sono superiori, umanamente incomprensibili. Il Divino ha deciso per noi e dobbiamo quindi saperlo accettare.

Dobbiamo imparare a distinguere le persone che ci vogliono bene, quelle che ci vogliono dare dei buoni consigli, utili e costruttivi da quelle meschine, che si spacciano per amici ma hanno intenzione di destabilizzarci perchè sono insoddisfatti o covano invidia.
Facendo leva sulle nostre debolezze cercano di dissuaderci e renderci insicuri verso le nostre convinzioni.
Hanno lo scopo di farci soffrire, di farci vacillare, di vederci fallire e non realizzare i nostri sogni, i nostri obiettivi.

Se non sentiamo il dovere, il bisogno di crescere con le nostre attività, allora dobbiamo porci delle domande, chiederci se non siano da rivedere le nostre priorità e considerare la possibilità di lavorare su di sè.
Quando non siamo produttivi per noi stessi cerchiamo almeno d’esserlo nei confronti di chi ne ha più bisogno.

Cerchiamo di parlare poco dei nostri sogni, dei nostri progetti. Nel parlarne talvolta si spegne un po’ di quella magia che sta racchiusa nel segreto, sprecando le energie di cui ha bisogno il sogno stesso per esprimersi con i fatti.
Riconosciamo il potere della parola, ma se avremo quindi parlato, cercheremo di onorare le nostre promesse con impegno e serietà.

Prestiamo molta attenzione ai nostri pensieri. Scindiamo la volontà reale che ci appartiene dai pensieri tossici, quelli che si impadroniscono del nostro istinto, che cerca nella vendetta, nell’invidia e nell’augurare il male altrui una scorciatoia per riconquistare un’effimera gioia.
Le nostre conquiste devono essere al servizio anche di altri, rischiamo altrimenti di rimanere soffocati nel nostro egoismo, nella nostra individualità che senza la condivisione assume i connotati della tristezza e della solitudine.

Non facciamoci trasportare dall’impeto, di rispondere ad una provocazione con la violenza o l’aggressività. Questa non può condurre da nessuna parte. Possiamo pensare di vincere uno scontro, ma non la battaglia. Alla fine la daremo vinta a lui perchè sa fare il suo mestiere.
Piuttosto è bene conoscere le conseguenze di ogni nostra reazione scomposta.
Capire il peso e la gravità di un nostro gesto inconsulto con il quale siamo in grado di innescare ripercussioni a cascata su di altre persone vicine a chi ha subito il nostro attacco.
Una spirale di dolore e sofferenza alla quale viene sottoposto chi si relaziona a persone cresciute in ambienti difficili o abituate a convivere con la violenza.

È come la spazzatura gettata dall’auto in corsa che va ad intaccare l’ambiente stesso in cui viviamo.

È comunque sempre valido considerare che, ad ogni gesto, buono o brutto che sia, corrisponda un importante valore di incidenza associato che determina su larga scala un conseguente effetto boomerang sulle nostre vite.

Il bene o il male che facciamo in un modo o nell'altro torna sempre a noi.
Un po' come il Karma.

Ma questa, è un'altra storia...





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